18 giugno 2004

La biblioteca pt.1

“Sì, va bene. Ci vediamo domani alla biblioteca, alle nove e trenta…”
“Mhn… a quell’ora starò a scuola di Daniele…”
“Ok… facciamo alle nove e quarantacinque. Io inizio e tu poi mi raggiungi”
“Ok. Allora chiamo Pri…”

“Mhn… ma che è sto rumore?”
Ci sono momenti tristi, nella vita di un ragazzo.
Ci sono momenti tristissimi, per i quali sviluppiamo davvero un odio profondo, che come uno spillo sottile si infila nella carne, e provoca dolore…
La sveglia.
In stato di dormiveglia (sarebbe più giusto dire in stato di dormidormi), mi scaravento come una bestia inferocita contro quella scatoletta rumorosa, e quasi stacco la spina a morsi.
Vado al piano di sotto, volando per le scale, e mi appresto a fare colazione.
Quello che vi presento è il bilancio:
18 biscotti effettivi, di cui:
2 biscotti caduti a terra;
4 naufragati e spersi nel fluttuoso caffellatte;
11 spappolati dal cucchiaino;
1 andato, l’ultimo, finalmente in bocca integro.
Poi sclerando sono andato a vestirmi…

Misiri

12 giugno 2004

Per Erika

Ti voglio bene.
Mi mancherai.

08 giugno 2004

Metafisica

Cos’è la metafisica?
Un dizionario della lingua italiana riporta: “parte della filosofia che tratta dei principi universali della realtà, posti oltre la conoscenza sensibile e al di là di ogni esperienza diretta.”
Lo stesso dizionario afferma, alla voce “filosofia”: “ricerca che si propone di raggiungere una visione generale e comprensiva della realtà, attraverso l’indagine delle ragioni prime d’essa e un’interpretazione unitaria e coerente delle diverse manifestazioni del sapere.”
Immediata è la stretta correlazione fra i due termini: se la filosofia vuole analizzare e comprendere la realtà, nella metafisica essa trova i principi ultimi della sua ricerca; osservando le due definizioni si nota come, mentre il quadro che la filosofia fornisce può anche arrivare ad essere sufficiente per spiegare i fenomeni logici che incontriamo nel nostro “soggiorno nella realtà”, essa stessa non può dichiararsi compiuta, non può arrivare a descrivere l’interezza e la globalità della realtà (sempre che di realtà si possa parlare) con gli strumenti che nella realtà fisica e fenomenica essa trova. Per fare un esempio, potremmo raffigurarci il filosofo alle prese con la metafisica come un cieco che cerchi di spiegare l’essenza dei vari colori ad un altro cieco. [di ciò di cui non si può parlare, occorre tacere. – Wittgenstein: forse è anche questo ciò che voleva dirci Wittgenstein, non che la metafisica non abbia senso o non esista, ma che non sia spiegabile in termini umani, con parole e proposizioni logiche] Anche se non possono vederli, i colori esistono, sono reali, che quei due ciechi riescano poi a intravederli o meno con l’occhio della mente. Lo stesso dicasi della metafisica: l’uomo non è mai riuscito, e forse mai riuscirà, a venirvi a patti, ma non rinuncia mai all’idea che essa esista, non rinuncia mai a ricercarla, pur non comprendendola.
Chi può dire in effetti che la metafisica non possa sussistere come possibilità nell’animo dell’uomo? Nel nostro secolo abbiamo assistito al rinnego della metafisica: questione molto ben espressa da Nietzsche con “L’uomo folle e la morte di Dio”. L’uomo ha rigettato tutto ciò che è al di sopra di lui e delle sue capacità, sia tecniche (tecnologiche) che mentali (morali): non esiste più un Dio a stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è possibile e ciò che non lo è. [se Dio non esiste, tutto è permesso – Dostoevskij: tutto infatti è stato permesso: dov’è l’etica della scienza? Bombe atomiche, clonazione oggi… E la morale? L’Olocausto?]
L’uomo è interamente padrone di sé stesso.
Secondo Nietsche, dal nichilismo passivo, in cui tutto perde significato (la realtà, i desideri, le passioni) e l’uomo tende all’auto-annientamento, egli doveva passare a quello attivo, in cui sostituirsi a Dio e assumere un atteggiamento di critica e di capovolgimento di tutti i valori precedenti e costruire un uomo nuovo: il Superuomo.
Ma dalla morte di Dio finora sembrano essere conseguiti solo effetti negativi; l’uomo, se anche può esserne in grado, non ha ancora ricostruito nulla: i valori vanno semplicemente scomparendo, e gli unici che vi si sono sostituiti sono quelli del denaro e del piacere.
E, c’è da dire, l’uomo, anche in questo secolo non ha effettivamente accantonato la metafisica: elementi mistici e magici continuano a permeare la cultura anche della più atea delle civiltà. Ma, più semplicemente, non può morire la metafisica se insieme ad essa non muoiono l’arte, la poesia: i sentimenti. E questo, onestamente, non sembra essere possibile.
E’ interessante anche considerare il pensiero di Heidegger: esso vede nel rifiuto della metafisica di Nietzsche nient’altro che una nuova religione: un ritorno alla metafisica, stavolta dell’uomo, dei suoi poteri: se egli è Dio la scienza e la tecnica vanno con lui a formare una sorta di mistica trinità che impone la sua fede all’umanità del novecento che crede di rigettare la metafisica quando non si sta semplicemente accorgendo che proprio da essa si sta facendo nuovamente irretire.
Nel nostro tempo c’è stato una sorta di ritorno alla metafisica; la civiltà occidentale tanto atea e razionalista si è lasciata invadere felicemente da stormi di idee e concetti presi in parte o in blocco da quelle che erano e sono le filosofie orientali, dando origine, per esempio, al movimento New Age. E ne vediamo il riflesso nella letteratura e nel cinema: fino agli anni settanta il fantastico, nei romanzi come nei film, era rappresentato quasi esclusivamente in forma fantascientifica: non c’erano fenomeni soprannaturali, elementi magici. Tutto era riconducibile alla scienza e alla mente umana. Ora c’è un’inversione di tendenza, tutto questo non va più di moda. Siamo tornati al medioevo, all’era di draghi, druidi e cavalieri, rune e incantesimi. I malvagi demoni fino a poco tempo fa tanto temuti sono divenuto oggetto di racconti, addirittura nei cartoni animati. Non sorprende quindi che questa generazione abbia un concetto diverso di tutto questo sistema di cose. Naturalmente, essa fa tutto eccetto che rigettare la metafisica nella quale anzi si getta con rinnovato entusiasmo. Sembra quasi che, se il novecento è stato il secolo in cui la metafisica è stata sepolta, il duemila sia quello in cui essa risorge a nuova vita. Il punto sta nel fatto che, come già affermato prima, non potremo mai liberarci di essa, per quanto l’uomo possa sforzarsi (fortunatamente).
Prendiamo ora in considerazione il pensiero di un altro filosofo, Bergson. Nell’“Introduzione alla metafisica” egli spiega come la metafisica sia l’organo conoscitivo della filosofia: essa è in grado di penetrare intuitivamente le cose e arrivare così a conoscerle dall’interno, con immediatezza, per ciò che esse sono in senso assoluto, e non relativamente come la scienza. In realtà quest’ultima non fa altro che confrontare, analizzare, mettendo in comune differenze e analogie nelle varie forme degli oggetti del suo esame, impiegando simboli che vanno a costituire una specie di maschera, una caricatura che richiama alla nostra coscienza l’essenza di una cosa. Essenza che l’uomo può cogliere direttamente attraverso l’uso di quella sua abilità innata, inspiegabile in termini fisici: la metafisica.

Se qualcuno ci chiedesse cos’è la metafisica, potremmo dirgli questo:
Come la scienza ti si rivela limpida e logica nella sua razionalità, nelle sue formule e proposizioni, la metafisica ti si manifesterà ancor più chiara e immediata nelle tue emozioni. Vieni con me: ti porterò a passeggio in una città, Roma, per esempio, di notte, nei vicoli oscuri dove gli uomini dormono e le donne e i fanciulli sognano, dove i loro sospiri vengono a farti da voci delle stelle, e la luna è il gioiello che guida i passi del tuo cuore. Lì, sul ponte sotto il quale l’acqua mormora parole segrete e cangianti alla luce della notte, dove inizi a sentire il violino di un vecchietto insonne aleggiare fra i muri delle case come un fantasma, lì dove la musica penetra il tuo cuore con un brivido, allora avrai già terminato di capire cos’è la tua metafisica.

07 giugno 2004

Pasquale fece poi tutto tranne Italiano

Allora, non posso che gridare a squarciagola questo giorno infausto.
Orbi di nervosismo, io e Dario abbiamo cominciato questa apocalittica impresa di far funzionare il carissimo Warcraft II su questo scaldabagno con la spina.
Non oso immaginare che diamine possa accadere alla nostra psiche irritata, se le nostre aspettative andassero in fumo... con molta probabilità prenderemo questo bieco harddisk e lo lanceremo ad una velocità tale (tanto sarà il nostro furore contro di esso) da fargli compiere un'orbita intorno alla terra.
Con tutto il driver, poi, che si chiama "WMER".
Sì, avete capito bene... ditelo con una cadenza francese! Come esce? "Eh..."-direte voi-"una me....r"..

E, in seguito all'installazione del driver, essendo lo schermo "scamazzato" in tutte le direzioni, Dario lo sistemò, e si guadagnò l'appellativo, affibbiatogli da Pasquale, de "l'uomo che sussurrava ai MONITOR"....

Misiri

Dieci minuti dopo (Dario alla tastiera)
Abbiamo smontato il pc.
Ho riavvitato l'harddisk ringraziando sentitamente Mr. John Grisham per il suo concreto appoggio e sostegno (concreto sul serio... era pure un'edizione cartonata).
Ho messo il jumper per dire al bios di m**** che l'harddisk era lo slave.
Windows 98 ha pensato bene di farsi cagare per questo il registro e si è piantato, riavviato e ripristinato le condizioni iniziali, disinstallando i tanto sudati Directx8, driver ATI e Warcraft II (inizio a pensare che sto gioco porti seccia...).
Ora riinstallo tutto. Poi riattacco l'altro harddisk e chi s'è visto s'è visto, ho già dato.
...akkhakhà...

03 giugno 2004

Vacca stesa

Cosa diavolo è un blog?

Anybody knows how to play warcraft II without damn VESA?