Il tempo di un proiettile è infinito.
Un istante ne vale mille, un milione, forse di più.
Lo sceriffo e il bandito si guardano, come immortalati da un fotografo passante per caso, angolazioni di raggi virati al seppia, rallenty automatico di vita.
Tutto è calma, tutto è fermo, neanche l’occhio di chi guarda si muove, il vento sussurra lunghi secondi nella sabbia davanti al saloon. Il barbiere impasta la sua schiuma dopo aver posato il rasoio, guarda non troppo sorpreso i due in strada, vagamente sfiorato dall’idea che un proiettile possa poco più che vagamente sfiorarlo mandandolo all’altro mondo.
Diavolo di mondo, pensa.
Man mano la vita rallenta ancora, fino a quasi fermarsi, è il turno delle mani. Due mani scattano all’unisono, guardali, sembra una sola persona allo specchio, lo stesso cappello che rischia di venire portato via da una folata di vento appena un po’ più insistente.
Una pausa, un break, in cui tutta la città ha appena il tempo di tirare uno spasmodico respiro, poi di nuovo fermi, le canne oscure foriere di morte dal loro ignoto fondo senza scopo.
Il sole si ferma. L’orologio rallenta i battiti, si adegua ai due cuori pulsanti allo stesso modo, non vuole distrarli, sa che è un momento importante – non sa bene perché, ma è nella natura degli orologi; lo sa, e basta.
Le due dita sostano per un tempo indeterminato e indeterminabile sui grilletti, accarezzando la patina di sudore che separa la vita dal metallo. La polvere danza intorno, lasciando la visuale chiara quanto basta, irritando gli occhi.
Il tempo di un proiettile è infinito.
Fosse stato un sasso, una foglia, un pezzo della trave del tetto della banca, una pozzanghera di fango, la stella dello sceriffo, il cavallo del bandito... Si sarebbe già stancato. Tutti quei secoli di silenziosa attesa li avrebbero sfibrati tutti, a uno a uno, finché solo polvere ne sarebbe rimasta, e forse il ricordo. Ma niente di più.
Ma non così un proiettile. Un proiettile può aspettare anche per tutto il tempo del mondo. Il tempo di un proiettile è infinito.
La mano dello sceriffo trema, increspando di piccole onde la quiete dell’attesa. L’occhio del bandito ha un tic nervoso. Le dita dei piedi negli stivali si muovono lentamente, ansiose di mettersi in moto e di decidere la vita di entrambi, e sia quel che sia.
Il barbiere mette via la ciotola col pennello. Chiude la porta, e si siede dietro il bancone. Speriamo che non fracassino la mia vetrina, pensa.
Non si capisce bene cosa, forse un capello cade allo sceriffo, o forse una goccia di sudore del bandito colpisce il terreno con un pizzico di impeto di troppo. Non si capisce bene, ma d’un tratto il tempo del proiettile finisce.
Il tempo di un proiettile è infinito.